Chiesa di San Diego
Conferenza di Luigi Gaspari
Canicattì 17 Settembre 1987
Sono felice di essere tornato nella amatissima terra di Sicilia perché sono convinto, insieme a Padre Pio, che voi siciliani abbiate un cuore particolarmente preparato per comprendere e diffondere l’Amore di Dio. Le vostre radici hanno una grande profondità nella civiltà e nella sapienza umana. La civiltà stessa, faceva spesso notare Padre Pio, è nata nell’Italia meridionale e da qui si è diffusa in tutta Europa e in tutto il mondo. Queste radici sono ancora vive in voi e ciò vi rende idonei a testimoniare oggi l’Amore di Dio che è stato diffuso attraverso cinquanta anni di sofferenza di Padre Pio.
La sofferenza di Padre Pio ha avuto un significato che è andato oltre i miracoli o le altre cose materiali. Tutto ciò, seppur importante, era solo un mezzo per attirare l’attenzione su una grande necessità: riportare nel mondo l’Amore di Dio. Tutta la vita di Padre Pio è stata spesa all’insegna della sofferenza, ma di una sofferenza che era e voleva essere trasformazione del male in bene. Egli ha sofferto con gioia perché sapeva che la sofferenza avrebbe riportato l’Onnipotenza dell’Amore di Dio in tutti i nostri cuori.
Non è un caso che Padre Pio abbia portato i segni della Passione di Cristo per cinquanta anni. Questi cinquant’anni hanno un importante significato: sono il simbolo dei cinquanta giorni trascorsi prima della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste.
Padre Pio non è morto con la morte del corpo, ma vive tra noi per mezzo dello Spirito Santo che si comunica ai cuori di tutti gli uomini di buona volontà. Padre Pio ha accettato le sue sofferenze con gioia, sapendo che i suoi veri figli avrebbero potuto continuare la sua opera. Io sono uno dei suoi modesti figli ed ho incontrato il padre per la prima volta all’età di 14 anni; oggi ne ho 61 e sono passati ormai 47 anni da quando la mia buona mamma mi mandò da Padre Pio. La mia mamma mi parlava di Padre Pio come di un grande profeta, benché io non comprendessi precisamente il significato della parola “profeta” che capii solo in seguito. Egli, quella prima volta, si presentò a me soprattutto con lo sguardo: entrai nella Chiesa affollata e vidi i suoi occhi puntati su di me dal confessionale. Il suo sguardo non mi abbandonò più, in esso c’era riflessa la luce dell’Amore di Dio e la Luce dell’Amore, quando ci colpisce, non ci lascia mai più.
Così questo viaggio tanto interessante, durato tre giorni, segnò per sempre il mio destino: Padre Pio mi accolse come figlio spirituale con tanto Amore, all’età di 14 anni. Fin dal primo momento la cosa fu un po’ sofferta perché Padre Pio per attirare l’attenzione, per farsi amare e per fare ascoltare la sua parola, suscitò in me dei sentimenti molto forti. Alla prima confessione egli mi cacciò a causa della mia distrazione e perché non ero preparato bene. Nello stesso tempo però, seppe suscitare in me un desiderio infinito di riconciliarmi e di trovare attraverso di lui la pienezza dell’Amore di Dio.
Il giorno dopo infatti mi confessai di nuovo ed il Padre fu amorosissimo con me, dicendomi che mi avrebbe accolto come figlio spirituale. Partii da S. Giovanni Rotondo con il cuore pieno di gioia e di amore, circondato da tante manifestazioni straordinarie che Padre Pio considerava secondarie, ma che per noi allora erano molto importanti perché erano manifestazioni dell’Amore e dello Spirito che ci accompagnava.
Rientrato a Bologna ripresi la mia vita cristiana, abbastanza intensa, e quella scolastica che altrettanto intensa non era. Padre Pio non sapeva niente di questa mia vita, stranamente però, dopo tre mesi, mi fece giungere una lettera da una sua figlia spirituale avvertendomi che Gesù era contento di me e della mia vita spirituale ma non lo era affatto per il mio comportamento scolastico. Padre Pio sottolineava che avrei dovuto assolutamente studiare perché Gesù lo voleva e se non l’avessi fatto anche lui avrebbe molto sofferto; aggiungeva poi che il mio avvenire era già deciso. Questa lettera sconvolse un po’ la mia vita: per mantenere questo segreto e non farlo sapere a nessuno nascosi la lettera.
Gli anni passarono e dopo la guerra ripresi gli studi con un certo impegno; grazie all’aiuto di Padre Pio mi laureai nel 1950. Nel 1954, cioè 14 anni dopo la prima visita a Padre Pio, ritrovai la famosa lettera. Le sue parole mi fecero un certo effetto: come poteva Padre Pio dire che era stato deciso del mio avvenire? Quella curiosità, insieme all’amore, mi spinse a tornare da lui.
Padre Pio mi accolse con grande amore dimostrando di conoscermi anche se fisicamente ero molto cambiato e mi disse: «Sei qui finalmente». Anche da queste parole, un altro grande mistero, capii che ciò che era scritto nella lettera sul mio futuro era vero. Il Padre non mi spiegò nulla del segreto, però mi raccomandò di ritornare. Ritornai, ritornai, ritornai per ben 14 anni ancora. Sino al giorno della sua morte io sono stato quasi sempre al servizio di Padre Pio, del suo Amore, della sua Grazia e devo dire che sono stato una persona molto fortunata perché, attraverso i tanti contatti e attraverso i viaggi che lui mi faceva fare, ho potuto vedere e capire quali sono le piaghe dell’umanità, quali sono le necessità degli uomini, quali sono le cause della enorme sofferenza umana: in una parola che cosa produce la mancanza di Amore.
Padre Pio mi rendeva sempre più partecipe delle sofferenze degli uomini, in vari modi che non vi sto a raccontare perché sono tutte cose che ho già scritto. Una cosa però mi faceva particolarmente impressione e cioè che il Padre mi mandava spesso presso le persone malate, specialmente di nervi. Io non ho mai creduto di avere le capacità di guarire la gente, però Padre Pio mi diceva: «Vai, vai, vai». Quando andavo da queste persone io mettevo solo l’amicizia e l’amore, convinto che fosse Padre Pio il mezzo di guarigione: così facendo, accadeva realmente che costoro stessero meglio sia nel fisico che nello spirito. Col tempo ho capito che questi piccoli miracoli, che tutti possiamo fare, sono miracoli d’Amore. Io mi lasciavo condurre per mano da Padre Pio come un amico, senza fare nessun prodigio particolare, però portavo anche il mio cuore e mi sono accorto che quando il cuore è vivo opera miracoli d’amore.
Il periodo più straordinario della mia vita vicino a Padre Pio cominciò nel 1967. Verso la fine di quell’anno mi confessai da lui e gli dissi di avere in programma uno dei miei ormai soliti viaggi a Roma, ma il padre mi disse: «Quest’anno a Roma non si va, abbiamo molto da fare, molte cose da preparare. Dobbiamo scrivere. Io presto me ne dovrò andare e tu devi scrivere un testamento di amore». Padre Pio ben sapeva che io non potevo scrivere certe cose perché avevo studiato farmacia e non sapevo di teologia, ma quando gli feci notare ciò mi rispose: « ... E lo Spirito Santo che ci sta a fare?».
Io non mi rendevo conto e non avevo mai capito esattamente che cosa fosse lo Spirito Santo, eppure Padre Pio era convinto che potesse suggerire anche a me la Verità. Ringraziai il padre, ma non mi interessai affatto di prenderlo alla lettera. Quattro mesi dopo, alla vigilia del mio compleanno, accadde che lo Spirito Santo si fece sentire in una maniera che è molto difficile spiegare a chi non ha fatto questa esperienza. Io, davanti a Dio, vi dico che questa è la verità e mi prendo la responsabilità di garantirvi quello che è successo, cioè che ho sentito una voce nel cuore, una voce così bella, così dolce che mi suggeriva di scrivere, proprio come Padre Pio mi aveva detto quattro mesi prima. Questa voce non era altro che la Voce dell’Amore che si faceva Parola.
Provavo una immensa felicità e sulle prime pensavo che quelle Parole fossero date a me per confortarmi della prossima dipartita di Padre Pio. Così scrissi un libretto che Gesù mi disse di chiamare “Quaderno dell’Amore”. In questo libretto c’è un risveglio del cuore e Gesù mi disse che il risveglio non era solo per me ma per tutti, perché si avvicinava l’era dell’amore. Che cosa fosse l’era dell’amore non lo capii subito ma, attraverso l’esperienza di Padre Pio, capii col tempo che l’era del primato della Legge era finito, cioè che l’umanità non sarebbe stata più in grado di reggersi col potere della Legge. Non che la Legge avesse perso la sua importanza, ma non aveva più la forza di sostenere l’uomo. Era necessario portarla a compimento attraverso l’Amore, perché nell’Amore c’è tutta la Legge e tutta la Verità.
Questa scoperta mi diede molta gioia perché mi fece capire che per tutti noi vi sono delle grandi possibilità di salvezza che, attraverso la Legge mosaica, non ci sarebbero. Gesù venne a perfezionare la Legge, ma gli uomini non erano ancora in grado di accogliere l’Amore se non solamente nell’osservanza dei comandamenti. I comandamenti, nel tempo, sono diventati un mezzo che noi abbiamo usato per giudicare gli altri e non per migliorare noi stessi, perciò la legge è diventata un inciampo all’essere nella Grazia perché la Grazia è Amore, non è Legge.
Quando gli uomini diventano giudici uccidono i fratelli e non accolgono lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è Spirito libero, è Spirito d’Amore che può donarsi al più grande dei peccatori. Gli uomini che hanno in mano la Legge non vorrebbero che un peccatore fosse amato da Dio, invece Dio è libero e vuole amare tutti, soprattutto i peccatori.
Gesù è venuto per i peccatori e noi siamo tutti peccatori. Per molto tempo abbiamo creduto che l’osservanza della Legge ci facesse giusti: questa non è certo la verità perché Cristo è venuto a dirci che giusti si diventa solo amando Dio ed il prossimo.
Ecco allora che il perfezionamento della Chiesa nell’Amore era una necessità urgente ed io scoprii, dopo aver scritto questo libro per volere di Padre Pio, dello Spirito Santo e di Gesù, che la verità di dare il primato all’Amore era stata affermata dal Concilio Vaticano II. Fino ad allora non avevo letto niente del Concilio, nel 1968 non ne sapevo assolutamente nulla ma Padre Pio, finito che ebbi di scrivere il Quaderno, mi disse: «E adesso lo devi dare al Papa Paolo VI. Il Papa capirà». Io pensai subito che il Papa non avesse certamente nulla da imparare da me quindi trovavo strano che Padre Pio mi dicesse che il Papa avrebbe accolto con amore e con gioia questo libro, invece le cose andarono proprio così. Paolo VI mi fece chiamare da un certo Mons. D’Andrea di Roma e mi disse che quella era la più grande gioia del suo pontificato perché confermava la verità del primato dell’Amore già affermata nel Concilio che era stato contestato.
Paolo VI mi disse: «Questo libretto non va letto tutto in una volta, ma va centellinato come il Vin Santo. Io, ogni giorno, ne leggo tre righe». Poi mi disse tante altre cose che non è il caso di ripetere.
Vi ho detto tutto ciò perché è importante che voi sappiate quello che mi è capitato, poi il fatto che possiate credermi o meno lo metto nelle mani dello Spirito Santo e di Padre Pio. Non ho nessun interesse alla mia età di venirvi a raccontare queste cose, perché ormai la mia carriera l’ho già fatta: ho già 61 anni, non ho più ambizioni, di nessun genere. Certamente mi è rimasta la responsabilità ed il dovere di comunicarvi quello che mi è stato dato, perché ciò che Dio ha dato a me non è solo mio ma anche vostro.
Sono felice e ringrazio Dio di avermi dato la forza di fare quel poco di sacrificio necessario per arrivare fin qui. Vorrei poter andare avanti ancora e fare tante cose per convincervi che è necessario ascoltare la Chiesa quando vi parla del primato dell’Amore, perché solo nell’Amore si può riavere tutto quello che è stato perduto, si possono riconquistare tutti i vostri figli. Molti dei vostri figli probabilmente hanno abbandonato la Chiesa, si sono allontanati dai sacerdoti, ma perché tutto questo? Perché hanno trovato impedimento nella Legge, perché pensano che il peccato sia più forte e più potente dell’Amore di Dio. Ma se questi giovani sapessero la verità, trovassero degli apostoli che gli confermassero l’onnipotenza dell’Amore, che Dio ci ama anche e soprattutto quando siamo peccatori, allora ritornerebbero perché non c’è nessun ovile più delizioso, più dolce della Chiesa quando si concede la Grazia, si concede l’Amore che ti fa sentire che Dio ti ama nonostante la tua indegnità.
Questi sentimenti li ho provati anch’io perché ho incontrato Padre Pio. Ma questa fortuna non è solo mia, deve essere anche vostra ed io credo fermamente che Padre Pio abbia avuto fin da principio dei progetti per voi siciliani e per gli italiani delle province più povere come Napoli per esempio, dove si è mantenuto più vivo l’amore del cuore. Spero poi che, attraverso i vostri cuori così ricchi e sapienti, la Grazia e l’Amore si possano diffondere in tutto il mondo.
Spero perciò che in mezzo a voi ci sia qualcuno che mi creda e che voglia con tutto il cuore accogliere Padre Pio come messaggero, come profeta dell’Amore e non solo come l’uomo dei miracoli, l’uomo che ha fatto grandi opere materiali. La grande opera di Padre Pio, per quello che ho potuto comprendere e per quella che è stata la mia chiamata, è proprio questa, di avere sacrificato tutto per riportare l’Amore in Europa e nel mondo.
Io vi auguro con tutto questo di essere di nuovo felici e di poter credere fermamente, con tutta la mente, con tutto il cuore, che l’Amore Onnipotente di Dio può operare il miracolo di portare il Regno di Dio sulla terra. Padre Pio mi confermò che presto verrà l’era dell’amore: quando gli uomini avranno toccato il fondo della malvagità, scopriranno che l’unica Verità è l’Amore di Dio. Ritrovando l’Amore di Dio sentiranno tutti nel cuore quella musica fatta “Voce” che io conobbi nel ’68, la quale mi assicurava che Dio ama gli uomini e che vuole il Suo Regno, non i castighi. I castighi siamo noi a volerli non accogliendo l’Amore di Dio. Questo è l’unico grande messaggio di Padre Pio che deve andare in tutto il mondo.
L’Apostolo Giovanni, nell’Apocalisse, vide un libretto in mano all’Angelo. Questo libretto misterioso, l’Angelo gli disse di mangiarlo: «Ti sarà amaro al ventre e dolce alla bocca, ma non lo scrivere ora perché dovrai profetare ancora davanti a popoli, nazioni e re». Il libretto misterioso è l’avvertimento al mondo che Dio è Amore e tutti quelli che lo accolgono con amore sono perdonati ed amati per l’eternità. Perciò facciamo nostro questo messaggio, amiamo la nostra Chiesa ed aiutiamo il Papa a portare l’Amore nel mondo.
In nome di Padre Pio chiedo la benedizione per tutti voi, per tutti i vostri amici e specialmente per la Chiesa che in questo momento ne ha tanto bisogno, affinché gli uomini ritornino all’Amore ed alle opere di apostolato.
Padre Pio vi benedica tutti.
C.D.O.L.G.
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